
Come pensa un giocatore di scacchi?
Cosa c'è di così speciale nei processi mentali di un abile giocatore di scacchi nella scelta di una mossa? Perché i maestri trovano le buone mosse che i principianti trascurano?
Penso che molti di noi almeno una volta si sono posti domande simili.
La convinzione più comune è che la bravura di un giocatore sta tutto nel calcolo, ma è proprio così?
Richard Rèti (1889-1926), uno dei più forti giocatori del passato, non sembra dello stesso avviso:
«Il profano crede che la superiorità del maestro di scacchi derivi dalla sua capacità di prevedere un seguito di 3, 4 o anche di 10 o 20 mosse. Quegli appassionati del gioco che mi chiedono quante mosse sono solito prevedere quanto eseguo una combinazione, restano sempre perplessi quando rispondo loro, con assoluta sincerità “di regola nemmeno una”. Una volta ai tempi di Anderssen, la capacità di creare combinazioni costituiva infatti l'essenza stessa del talento scacchistico. Da allora tuttavia la conoscenza del gioco si è notevolmente approfondita, e la capacità di calcolare accuratamente le mosse non ha maggiore importanza, negli scacchi di quanta forse non ne abbia, nella matematica, l'abilità di eseguire conteggi.
Applicando una semplice formula matematica potremo facilmente renderci conto di come sia impossibile, e del resto di quanto sia inutile, cercare di prevedere esatti seguiti di mosse. Prendiamo in esame una posizione che non comporti minacce immediate, una posizione ordinaria e tranquilla. Non temiamo di esagerare affermando che, sia il Bianco che il Nero, hanno, di volta in volta la possibilità di scegliere tre mosse fattibili; tale in ogni caso sarà il numero che prendiamo in considerazione allo scopo di effettuare il nostro calcolo. Se adesso consideriamo tutte le varianti che derivano da una mossa completa (ossia una mossa del Bianco e una del Nero). Sulla base di 2 mosse complete, il numero delle possibili varianti sale a 81 (3⁴), e calcolarle è già problematico anche giocando per corrispondenza.
Proseguendo nel calcolo per 3 mosse del Bianco e 3 mosse del Nero arriviamo a 729 (3⁶), un impresa praticamente irrealizzabile. (…) La combinazione, negli scacchi, può essere creata solo quando il numero delle possibilità da calcolare in anticipo è limitato, cioè quando le mosse di un giocatore obbligano l'avversario a risposte forzate.» - Nuove idee negli scacchi.
Michail Tal, nella nona partita del match per il titolo mondiale giocato contro Botvinnik nel 1960, all'undicesima mossa, sacrificò un Cavallo in e6 dando vita ad una posizione estremamente complessa.
Botvinnik però, mossa dopo mossa, riuscì a disinnescare ogni pericolo fino a vincere la partita. Alcuni si domandarono: “Come è possibile, il calcolo delle varianti non era il punto forte del giocatore di Riga?” Qualche tempo dopo Tal ebbe modo rispondere a questa domanda in un articolo:
«Nel corso della lotta scacchistica il pensiero dei due avversari si sviluppa secondo modalità completamente differenti. Molti giocatori, in particolare quelli appartenenti alla giovane generazione, si dedicano al calcolo delle varianti praticamente in tutte e cinque le ore di gioco e tutto il lavorio della loro mente nel corso della partita si riduce più o meno a considerazioni del tipo "se io vado qui lui va lì", ripetute all'infinito. Gli scacchisti di maggiore esperienza invece, i quali studiano in maniera più approfondita i segreti dell'arte scacchistica, generalmente non si imbarcano in imprese tanto faticose e attenendosi a solidi (nella maggior parte dei casi) principi basilari, si dedicano a pianificare il loro gioco.
A titolo d'esempio, vorrei riportare il dialogo intercorso tra Botvinnik e me dopo la conclusione dell'incontro [la suddetta nona partita]. Quando cominciai a sparare con la velocità di una mitragliatrice le varianti che avevo calcolato nel corso della partita e che dimostravano la bontà della posizione del Nero, Botvinnik mi disse: "In principio questa posizione mi era sembrata preferibile per il Bianco, ma poi ho trovato il piano giusto che consisteva nel cambiare le Torri conservando le Donne".
In un primo momento tale valutazione della posizione mi parve incredibilmente astratta, ma dopo che cominciai a rivedere tutte le numerose varianti, non mi rimase che prendere atto della giustezza del punto di vista di Botvinnik» - Anatolij Lysenko, Come valutare la posizione
Riguardo l'importanza delle capacità di calcolo, l'ex campione del mondo Garry Kasparov scrive:
«Forse la domanda che mi è stata rivolta più frequentemente negli anni è: “Quante mosse puoi visualizzare in anticipo?”. È una curiosità al tempo stesso profonda e ignara, che arriva al cuore stesso degli scacchi, ma alla quale non c'è risposta. (…) Come per molte domande di questo tipo, la risposta onesta è “dipende”, ma ciò non toglie che la gente abbia continuato a chiedere oppure che generazioni di giocatori abbiano inventato risposte sentenziose, come “tutte quelle che sono necessarie” o “una in più del mio avversario”. Non esistono dati concreti, non esistono un massimo o un minimo. Negli scacchi, il calcolo non significa 1+1, ma immaginare una strada tracciata su una mappa che cambia continuamente sotto gli occhi di chi guarda» - Gli scacchi, la vita
L'esperimento di de Groot
Uno dei primi a studiare gli scacchi non tanto sul piano del gioco ma sull'aspetto psicologico dei giocatori e il loro modo di pensare, fu lo scacchista e psicologo olandese Adriaan de Groot (1914-2006), nel 1946 scrisse la sua tesi Het denken van den schaker, che nel 1965 fu tradotta in inglese e pubblicata con il titolo Thought and choice in chess (Pensiero e scelta negli scacchi). Nella sua tesi de Groot raccoglie una serie di test eseguiti dal 1938 al 1943, egli sottopose numerose posizioni tratte dalla pratica a scacchisti di vari livello.
Di seguito ripropongo al lettore una delle suddette posizioni, muove il Bianco:
Nello specifico la posizione fu sottoposta a cinque Grandi Maestri:
G1 = Paul Keres
G2 = Alexander Alekhine
G3 = Salo Flohr
G4 = Reuben Fine
G5 = Max Euwe
a due donne campionesse olandesi (W), a tre maestri (M), a cinque candidati maestri (E) e a quattro terze nazionali (C).
Ai giocatori de Groot chiese di trovare le mosse proprio come farebbero in una partita di torneo, con la condizione però di farlo pensando ad alta voce.
I risultati
La mossa migliore è Axd5, di seguito possiamo vedere i risultati dell'esperimento, il numero tra parentesi che segue la mossa scelta indica quante volte è stata analizzata.
G1 = Axd5 (1)
G2 = Axd5 (2)
G3 = Cxc6 (2)
G4 = Axd5 (1)
G5 = Axd5 (3)
M1 = Axd5 (5)
M2 = Tfe1 (2)
M3 = Axd5 (7)
W1 = Cxd5 (2)
W2 = Cxc6 (2)
E1 = Ab1 (1)
E2 = h4 (2)
E3 = Cxd5 (5)
E4 = Cxd5 (3)
E5 = Cxd5 (2)
C1 = Cg4 (2)
C2 = Ah6 (3)
C3 = Cxc6 (3)
C4 = Cxc6 (2)
La soluzione completa della posizione è la seguente:
1. Axd5! exd5!
Se 1... Axd5?; 2. Axf6 Axf6; 3. Cxd5 exd5; 4. Cd7 con guadagno della qualità.
Se 1... Cxd5?; 2. Cxd5! exd5; 3. Axe7 con guadagno di un pezzo.
2. Df3 Dd8
Se 2... Rg7; 3. Cg4 Cxg4; 4. Axe7 Tfe8; 5. Ac5 e 6. Dxg4 con guadagno di un pezzo.
3. Tce1! Tfe8
4. Cxc6 Txc6
5. Txe7 Dxe7
6. Cxd5 Cxd5
7. Axe7 Cxe7
8. d5! con vantaggio di materiale decisivo.
Nella mente dei campioni
Per avere un idea di come si è svolto realmente l'esperimento di de Groot, proviamo a seguire il corso del pensiero “ad alta voce” di due campioni come Keres ed Alekhine:
G1, Paul Keres, 9 novembre 1938, tempo impiegato 6 minuti:
Per prima cosa diamo un'occhiata alla posizione.
Beh, è una bella posizione!
Chi sta effettivamente meglio? Difficile.
Diamo prima un'occhiata a cosa si può prendere; ci sono attacchi immediati?
1. Af6 e 2. Cxf7 - non sufficienti.
1. Cxc6 forse? Deve riprendere con il Pedone, con la Torre costa un Pedone, e neanche con la Regina sarà possibile - infatti - quindi 1.Cxc6 bxc6 2. Axd5 cxd5 3. Df3 Mah! Sembra che vinca un pezzo (pausa).
Il Pedone in b7 viene attaccato.
Subito 1. Axd5 forse? Niente di speciale. Calcoliamolo però:
1...Axd5 2. Axf6 e Cd7, forse anche Cxd5 prima.
1...Cxd5 costa un pezzo. 1...cxd5 Df3 forse? Controlliamo Df3.
Cosa dovrebbe fare il nero? Rg7, quindi, ad esempio, probabilmente vincerà Cg4.
Bene, il bianco vincerà dopo Axd5.
G2, Alexander Alekhine, 28 novembre 1938, tempo impiegato 9 minuti:
A prima vista c'è un ricordo oscuro di una partita di torneo Botvinnik-Vidmar (Nottingham).
C'è una certa somiglianza: la stessa posizione della Regina in d3.
Tipo di apertura: Gambetto di Donna accettato.
In mezz'ora dovrei essere in grado di ricostruire logicamente le mosse fino a questa posizione.
Il pedone in b2 è davvero attaccato? O non è essenziale?
Vediamo quali contro possibilità ha il Bianco. Quali mosse vale la pena considerare?
1.Axd5 - calcoliamo: … Axd5 non va bene; … Cxd5 non va bene; quindi ...exd5.
Il Cavallo in f6 sta diventando un po' debole, potrebbero seguire 2. Cg4 o 2. Tfe1, o anche 2. Cxc6 e 3. Tfe1; o forse 2. Df3 Beh, in ogni caso 1. Axd5 è la mossa più allettante.
Ma ora diamo un'occhiata ad altre possibilità:
1. Ce4 merita considerazione, ma non sembra così buona;
1. Cxd5 forse; 1...Cxd5; 2. Axd5, Axd5 con molte possibilità di cattura ma a prima vista non convince.
1. Cxc6, a prima vista seguirebbe 1... bxc6 e poi d5 diventa più forte, questo è un peccato.
In ogni caso il Bianco ha di gran lunga la meglio. Sarei molto felice se avessi una posizione del genere in una partita di torneo.
Ci sono altre mosse, a parte 1. Axd5, che sono determinanti?
1. Axd5 è molto forte, questo è certo.
1. Cxc6 da calcolare; 1...bxc6; pressione su Db6, la coppia di Alfieri: anch'essa molto conveniente, ma la posizione promette di più.
Controlla di nuovo altri tipi di cose.
Beh, in caso di fretta giocherei 1. Axd5
Osservazioni generali
Dall'analisi dei dati dell'esperimento si distinguono tre particolari fasi.
Prima fase: il giocatore si orienta, valuta l'equilibrio di materiale, stima la posizione in base alla collocazione dei pezzi; è il momento statico dell'esame della posizione. Il giocatore nota il pedone isolato, l'inchiodatura del Cf6, ecc.
Seconda fase: che potremmo definire momento dinamico, il giocatore si chiede che cosa può fare, e che cosa può fare l'avversario.
Terza fase: è quella del riesame delle possibilità considerate, i risultati vengono comparati e precisati.
Secondo de Groot sono i metodi di gioco, di ordine tattico e strategico, che generano la forza dei grandi giocatori:
«Questi possiedono una gamma di conoscenze e di riminiscenze strutturate, derivate dall'esperienza, che permettono loro di “situare” la posizione e il trattamento che essa richiede» - Frits van Seters, Gli scacchi
Proprio come è successo ad Alekhine ricordando una posizione simile a quella del test in una partita di Botvinnik, oppure come successe a Siegbert Tarrasch:
«Uno straordinario incontro giocato a San Pietroburgo nel 1914 tra due dei più celebri giocatori di quel tempo, Aaron Nimzowitsch e Siegbert Tarrasch, ricevette solo il secondo «premio di bellezza» perché lo spettacolare attacco con sacrificio di Tarrasch era in apparenza simile a quello di una partita giocata venticinque anni prima da Emanuel Lasker. I giudici ritennero di non poter dare il primo premio di bellezza a un gioco che si rifaceva chiaramente a un altro.» - Garry Kasparov, Gli scacchi, la vita
Garry Kasparov afferma che un Grande Maestro riesce a tenere a mente decine di migliaia di frammenti e modelli di dati scacchistici, aggiungendone poi degli altri con la pratica costante. Inoltre, il fatto che egli sia in grado di ricordare un gran numero di partite e posizioni non significa che gli riesca più facile ricordare nomi, date o qualsiasi altra cosa.
Adriaan de Groot, sempre nel suo studio del 1946, scegliendo giocatori di scacchi di ogni livello, da ex campioni del mondo a principianti, diede loro una serie di posizioni di gioco da ricordare e poi annotò con quanta fedeltà erano in grado di riprodurle.
Come previsto, i migliori giocatori registrarono il miglior risultato con il 93%, quelli esperti il 72%, il resto solo il 51%.
Trent’anni dopo, con uno studio simile, si effettuò un esame più approfondito del perché di questi risultati, con risposte sorprendenti:
«Nel 1973, gli scienziati W.G. Chase e H.A. Simon ripeterono l’esperimento di De Groot ma vi aggiunsero una seconda serie fondamentale di posizioni, nella quale sistemarono i pezzi a caso sulla scacchiera, senza seguire le regole del gioco e nessun tipo di altro modello. Come nello studio di de Groot, i giocatori più forti ebbero migliori punteggi nelle posizioni prese da giochi reali. Ma con le posizioni casuali, i vari livelli di giocatori ottennero più o meno gli stessi risultati. Senza poter usare i modelli, o quelli che gli psicologi chiamano chunk o blocchi d’informazione, i maestri non dimostravano migliori capacità di memoria.
Gli stessi processi entrano in funzione in ogni impresa umana. Una buona capacità mnemonica è di gran lunga meno importante della capacità di riconoscere modelli significativi. Quando affrontiamo un problema, non iniziamo mai da zero: in modo istintivo e quasi inconscio cerchiamo un parallelo nel passato, elaboriamo l’autenticità dei paralleli e vediamo se possiamo usare la stessa ricetta con ingredienti lievemente diversi.» - Garry Kasparov, Gli scacchi, la vita
Un po' di sano pessimismo
Una particolare caratteristica che distingue un forte giocatore di scacchi da un principiante, è la capacità di mettere alla prova le proprie analisi.
In genere il principiante quando analizza una posizione non cerca elementi che contraddicono le proprie scelte, ma dati che ne dimostrino la correttezza, questa tendenza è nota come “ricerca della conferma”. Diversamente un forte giocatore cerca continuamente le mosse che possono invalidare le sue scelte, se non le trova riterrà la sua linea giocabile.
I forti scacchisti, anche se molti non lo sanno, mettono in pratica il “principio di falsificazione” del filosofo austriaco Karl Popper (1902-1994), il quale applicato agli scacchi così reciterebbe:
«Un numero di varianti di conferma, per quanto elevato, non è mai sufficiente a verificare in modo conclusivo una determinata mossa, mentre un solo esempio di variante negativa basta a invalidarla»
Conclusione
Così come recitava una vecchia pubblicità “la potenza non è nulla senza controllo”, negli scacchi “il calcolo non è nulla senza conoscenza”. Una migliore conoscenza dei temi tattici e strategici di una posizione ci permette di indirizzare meglio i nostri calcoli. Tra l'altro, gli stessi computer che sono mostri di calcolo, sono guidati da software molto sofisticati (es. Stockfish), che contemplano algoritmi di valutazione che sono pari a quelli di un Grande Maestro, se non addirittura superiori.
Col mio articolo ho voluto mettere in evidenza alcuni punti che ritengo di un certo interesse. Non sono un maestro e non mi permetto di dare consigli a chi vuole migliorare il proprio gioco, però non penso di sbagliare nel dire che, se si vuole veramente migliorare, bisogna studiare.
Come afferma Piero Pelù in una sua vecchia canzone:
“Qui la sola strategia è di sapere sempre più”
Bibliografia
Adriaan de Groot, Thought and choice in chess, Mouton Publishers, 2ed, 1978
Dan Heisman, The improving chess thinker, Mongoose Press, 2ed, 2014
Garry Kasparov, Gli scacchi, la vita, Mondadori, 2020
Alexander Koblenz, Teoria e pratica degli scacchi, Mursia, 2020
Alexander Kotov, Pensa come un Grande Maestro, Prisma Editori, 1991
Anatolij Lysenko, Come valutare la posizione, Prisma Editori, 1995
Richard Rèti, Nuove idee negli scacchi, Mursia, 1999
Paul Tough, Il potere del carattere, Fabbri Editori, 2013
Frits van Seters, Gli scacchi, Armenia Editore, 1990