Il Gambetto Italiano

Il Gambetto Italiano

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Da appassionato di scacchi seguo sempre con interesse gli eventi e le discussioni intorno a questo splendido gioco, in passato ho giocato solo un paio di tornei dove da principiante passai a “terza nazionale”, ad oggi gioco molto sporadicamente.

Ultimamente sul web mi sono imbattuto in una discussione che ha suscitato la mia curiosità, cioè se è corretto e/o conveniente giocare il “Gambetto italiano” al quale ci si arriva dopo le seguenti mosse:

Come ci si può aspettare troviamo chi consiglia di giocarlo e chi no. Personalmente non conoscevo questo gambetto, la cosa mi è sembrata strana visto che ho giocato spesso la Partita italiana, cioè l'apertura da cui deriva la variante del gambetto, ho deciso quindi di fare una piccola indagine conoscitiva.

Origine del nome

Come già accennato il Gambetto italiano prende il suo nome dall’apertura da cui si origina, cioè l’apertura italiana. Sul web ho notato che gli viene dato anche il nome di Gambetto Rosentreter, come ad esempio dal sito di lichess.org (link), peccato però che non ci sia traccia di questa “dicitura” nei vecchi libri di scacchi.

Riguardo Adolf Rosentreter (1844-1920) The Oxford Companion to Chess riporta che fu l’ideatore di un gambetto nel Gambetto di re accettato:

Gambetto Rosentreter

di una difesa nel Gambetto danese:

Difesa Rosentreter

e di una variante nel Gambetto Deutz:

Variante Rosentreter

Il Gambetto Deutz rispetto al Gambetto italiano gioca pedone in d4 al quinto tratto, dopo 4. 0-0 Cf6, è probabile che qualcuno abbia fatto confusione con questi due gambetti attribuendo a Rosentreter anche il Gambetto italiano.

La storia

La prima persona a noi nota a giocare il Gambetto italiano fu Jacob Henry Sarratt (1772-1819):

«Impiegato statale, ritenuto il miglior giocatore d'Inghilterra dal 1805 circa fino alla sua morte. Sviluppò il suo gioco facendo pratica con Verdoni e con un forte giocatore francese, Hippolyte de Bourblanc († 1813), con il quale ebbe un'amicizia che risale al 1798. Il primo importante contributo di Sarratt al gioco fu in relazione alle Laws of Chess.

Convinse il club londinese, fondato nel 1807, ad accettare che una partita terminata in stallo dovesse essere considerata come un pareggio e non come una vittoria per il giocatore in stallo. C'erano scarse opportunità per diventare un professionista degli scacchi durante la vita di Philidor e Verdoni, ma dopo la morte di quest'ultimo nel 1804 divenne un professionista al caffè Salopian a Charing Cross, Londra.

Nel 1808 Sarratt scrisse il suo Treatise on the Game of Chess, in gran parte una raccolta dei maestri modenesi. In esso sosteneva che i giocatori dovessero cercare di attaccare direttamente il re nemico, uno stile che dominò il gioco fino agli anni '70. Un chirurgo di Oxford, William Tuckwell, scrisse di aver imparato gli scacchi “dal famoso Sarratt, il grande insegnante di scacchi, il cui compenso era una ghinea a lezione”. Nel 1822, dopo aver incontrato sia Deschapelles che Bourdonnais, Lewis scrisse che Sarratt era un giocatore migliore di Bourdonnais, ed era, in effetti, il giocatore più completo che avesse mai incontrato.

Sarratt ha tradotto le opere di molti dei primi autori del gioco, facendole conoscere per la prima volta ai lettori inglesi. The Works of Damiano, Ruy-Lopez, and Salvio (1813) e The Works of Gianutio and Gustavus Selenus (1817) sono stati criticati perché troppo compressi, ma comunque utili. Morì impoverito il 6 novembre 1819, dopo una lunga malattia durante la quale non poté insegnare. Scrisse invece A New Treatise on the Game of Chess, pubblicato postumo nel 1821. Questo è il primo libro a includere una sezione completa per principianti. In più di 200 pagine Sarratt insegna attraverso domande e risposte. Un'altra caratteristica è un'analisi di 98 pagine del Gambetto Muzio.» - David Hooper, Kenneth Whyld, The Oxford Companion to Chess, Oxford University, 2nd edition 1992, p. 354

Jacob Henry Sarratt giocò il Gambetto italiano nel 1818 contro un avversario di cui non abbiamo il nome. La memoria di questa partita ci è stata preservata dallo scacchista William Lewis in un suo manoscritto ancora inedito e conservato nella biblioteca di Kórnick in Polonia.

Con un po’ di fatica sono riuscito ad ottenere una copia della partita di Sarratt tratta dal suddetto testo di Lewis, in esso questi afferma che le partite di Sarratt le ha copiate da un manoscritto datogli da Abraham Samuda, lo stesso a cui Sarratt ha dedicato il suo libro A Treatise on the Game of Chess. Riporto di seguito la sequenza di mosse della partita con le note di Sarratt:

1. e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. Ac4 Ac5 4. d4 exd4 5. Cg5 Ce5 6. Cxf7 Cxf7 7. Axf7+ Rxf7 8. Dh5+ g6 9. Dxc5 questa è di gran lunga la situazione migliore.

Ritornando alla partita dalla quarta mossa del nero

4. d4 Cxd4 5. Cxe5 Ce6 6. Axe6 dxe6 7. Dd8+ poi 8. Cf7+ vincendo la torre, se invece di dxe6 il nero come sesta mossa gioca fxe6 7. Dh5+ Re7 8. Df7+ Re6 9. Af4 perde

Anni dopo, stando a quanto riportato dal sito scacchi64, il gambetto venne rigiocato in una partita per corrispondenza tra Shumov e Kirejewski:

«Nel 1850 l'apertura venne utilizzata per la prima volta nel gioco per corrispondenza dal russo Ilya Shumov (1819 - 1881), che fu anche un noto compositore di problemi, il quale riuscì a battere Kirejewski in 28 mosse.» - Link

Anche un blog di Chess.com riporta la stessa notizia:

«Howard Staunton ha invitato i migliori giocatori russi a prendere parte al torneo internazionale del 1851. Questi erano Petroff, Jaenisch, Shumov e Kireevsky. Kireevsky, Kireefski o Kirejevski, sebbene il suo nome non sia menzionato in nessuna letteratura scacchistica, era quasi certamente Ivan Vasilievich Kireevsky, un filosofo e critico letterario russo. Kireevskij, che trascorse parte della sua giovinezza a San Pietroburgo, era un moscovita e Chess Player's Chronicle del 1852 ci offre due partite per corrispondenza tra lui e Shumov. I due giochi iniziarono il 5 settembre 1850. Il primo gioco è sotto; il secondo rimase incompiuto per mutuo consenso perché Schumoff dovette intraprendere un lungo viaggio nell'interno della Russia.» - Link

Sembra però che i suddetti siti, riguardo alla partita di Shumov, facciano affidamento a fonti che non riportano in modo preciso la sequenza di mosse, come ad esempio il Correspondence Database di Chessbase. In realtà Shumov giocò pedone in d4 alla terza mossa, giocando il gambetto scozzese, e non alla quarta mossa che contraddistingue il gambetto italiano, la partita di Shumov è riportata in modo corretto dal sito chessgames.com (link).

Comunque per avere la certezza documentale ho consultato il Chess Player's Chronicle del 1852 citato dal blog su Chess.com, il quale conferma che Shumov non giocò il Gambetto italiano:


3. d4

Ad onor del vero il Gambetto scozzese e quello italiano possono portare per trasposizione di mosse ad uguali posizioni. Il Gambetto scozzese fece la sua comparsa nel 1820, due anni dopo a quello italiano, nella partita tra John Brand e Jacques-Francois Mouret:


Oxford Encyclopedia of Chess Games

Riporto di seguito la posizione finale della partita:


John Brand – Jacques-Francois Mouret
29. Rf2

È curioso notare che Oxford Encyclopedia of Chess Games assegna la vittoria al bianco, ho consultato anche il database di Chessbase ed anch’egli assegna la vittoria al bianco, in realtà è un errore, la vittoria va assegnata al nero che da matto forzato in tre mosse:

29 … Cg4+ 30. Rf3 Cxh2+ 31 Rf2 Tf1#

A riprova di quanto detto, George Walker nel suo testo Chess Studies: Comprising One Thousand Games, Actually Played During the Last Half Century, del 1844, trascrive l’intera partita riportando che il nero da matto forzato:


Tornando al nostro Gambetto italiano, egli fece la sua seconda comparsa quasi cinquant’anni dopo nella partita tra il conte Vitzthum von Eckstaedt e von Schmidt (link). Il gambetto trovò una maggior applicazione solo agli inizi del 900, come ad esempio dal campione americano Frank Marshall.

In nota alla partita Marshall-Reggio, giocata a Monte Carlo il 1901, dopo la sequenza 1. e4 e5, 2. Cf3 Cc6, 3. Ac4 Ac5, 4. d4, il GM Andrew Soltis scrive:

«Questo ordine di mosse trappole, cercando di trasporre nell’attacco Max Lange (4. … exd4 5 0-0 Cf6 6 e5), era uno dei favoriti di Marshall nonostante la sua pessima reputazione tra gli esperti di apertura.» – Frank Marshall United States Chess Champion: A Biography with 220 Games, 2013, p. 29

L’attacco Max Lange può nascere da diversi tipi di aperture: Difesa dei Due Cavalli, Difesa Russa o Petroff, Gambetto Scozzese, Apertura d’Alfiere, Partita del Centro, Partita Italiana. L’attacco fu suggerito da Max Lange nel 1854.

Col tempo il giudizio degli esperti sul Gambetto italiano non sembra essere cambiato.

La teoria

A livello teorico c’è un vero e proprio vuoto letterario, tra centinaia di libri scritti sulle svariate aperture degli scacchi ne ho trovato solo uno che tratta il Gambetto italiano, il testo, scritto dal maestro americano Jude Acers insieme a George Laven, si intitola:

The Italian Gambit – A Guiding Repertoire For White – E4! (2006)

La cosa non cambia nemmeno con i libri generici sulle aperture, a titolo di esempio riporto un breve elenco di testi che ho consultato, i quali, dopo la sequenza 1. e4 e5, 2. Cf3 Cc6, 3. Ac4 Ac5, non contemplano 4. d4:

G. Porreca, Manuale teorico-pratico delle Aperture, 1971
Batsford Chess Openings 2 (BCO 2), 1989
Nunn’s Chess Openings (NCO), 1999
Djuric, Komarov, Pantaleoni, Capire le Aperture. Tutto su 1. e4, 2004
Enciclopedia delle aperture degli scacchi (ECO), volume C, 2006
C. Pantaleoni, Libro completo delle Aperture, nuova edizione, 2018

Come ribadito in precedenza il Gambetto italiano inizia con le seguenti mosse:

1. e4 e5
2. Cf3 Cc6
3. Ac4 Ac5
4. d4 …

A questo punto il nero può:

1) Prendere con il pedone (4…exd4), entrando, per trasposizione di mosse, nel Gambetto scozzese, che di solito porta all’attacco Max Lange;

2) Prendere con il cavallo (4… Cxd4), che qualcuno considera debole in quanto consentirebbe 5. Cxe5, attaccando f7 con l’alfiere e il cavallo;

3) Prendere con l’alfiere (4… Axd4), considerata la migliore dagli esperti.


A mio parere, solo per il fatto che del Gambetto italiano si conosce poco o nulla, lo rende molto pericoloso, in particolare in partite a tempo breve. Se il bianco è preparato il nero difficilmente trova le giuste contromisure.

Chiaramente ogni giocatore ha il suo stile, il giocatore d’attacco potrebbe trovare intrigante il gambetto, mentre il giocatore posizionale potrebbe ritenerlo poco congeniale al suo gioco. In effetti le aperture negli scacchi sono come i vestiti, alcuni ci “calzano” bene, altri proprio non fanno per noi. Proviamo adesso a dare uno sguardo alle tre continuazioni principali del nero.

4…exd4

Con la presa di pedone da parte del nero ci ritroviamo per trasposizione di mosse nel Gambetto scozzese. Le continuazioni più interessanti del bianco sono 5. c3 e 5. Cg5:

4…Cxd4

Valutiamo la continuazione più frequente del bianco 5. Cxe5; poi 5. b4 e l’interessante 5. Ae3:

4...Axd4

Questa mossa è ritenuta la migliore risposta del nero sin dall’800. Dopo 5. Cxd4 exd4 le migliori continuazioni del bianco sono 6. 0-0; 6. f4 e la cosiddetta variante Miami 6. Ae3:

Riguardo alla variante Miami 6. Ae3, nel testo The Italian Gambit di Jude Acers e George Laven, viene detto:

«Questo stupefacente ‘gambetto puro’ trovato da George Laven, Miami 1999, non è nemmeno menzionato nel database pubblico di diversi milioni di giochi su http://www.chesslab.com. Non abbiamo trovato alcun riferimento a questa possibilità da nessuna parte.»

In effetti secondo il database di Chessbase la prima partita in cui è stata giocata 6. Ae3 risale al 2004, ma se si consulta il database delle partite per corrispondenza risulta giocata nel 1997.

Le varie linee di sviluppo del Gambetto italiano qui presentate sono solo indicative, esse però dimostrano quanto possa essere difficile affrontare questo gambetto. Spero che chi legga possa trovare spunto per aggiungere questo gambetto nel proprio repertorio, od anche solo nel trovare una propria variante di difesa contro di esso. Buon gioco a tutti!