La FIDE ha creato (a parer mio, stupidamente) un percorso parallelo riservato alle sole donne (con titoli separati e una Campionato Mondiale feminile). Un'insensatezza che pone le donne in un ghetto. Però ci sono grandi scacchiste (la GM Judith Polgar su tutte, il cui titolo non è uno di quelli creati apposta per le donne) che han dimostrato che le donne giocan benissimo a scacchi.
Scacchi e sesso.


Tendono ad avere la distinzione in base al sesso, come qualsiasi altro sport.
La differenza è che negli Scacchi la differenza tra competizioni non è tra femminile e maschile, ma tra femminile ed assoluto.
Quindi una donna, se lo desidera, può competere in un torneo aperto ad entrambi i sessi.
Sulle differenze biologiche tra cervello maschile e femminile basta cercare in rete.

Io penso, invece, che tutto il "cursur di titoli esclusivamente femminili" e il Campionato Mondiale "per sole donne" debba esser quanto prima (immediatamente sarebbe assai meglio) eliminato e che non ha alcun senso far distinzioni di ordine sessuale (o di qualunque altro ordine) in ambito scacchistico. Nel mnondo degli scacchi la sola cosa che conta è quella di cercar di giocare al proprio meglio (con cavalleresca lealtà) a scacchi. Rammento, al riguardo, un breve raccontino di Fritz Leiber che spiega il concetto meglio di tanti libri. I mantenere un "percorso separato" per le donne, finirà sempre per escluderle "de facto" dall'essere, in ambito scacchistico, vere protagoniste. Perché se si potranno confrontare direttamente coi maschi, può darsi che per il primo quinquennio (al massimo) soltanto un numero ristretto di donne riescano a giocarsela alla pari anche ai più alti livelli (a quelli meno alti, raggiungeranno fin da subito il loro 50%), ma dopo quel primo breve periodo, ci troveremo dinnanzi a agguerritissime campionesse che punteranno dritte alla più alta corona mondiale senza bisogno alcuno di "aiutini" (né d'esser spinte, come accade oggi nella FIDE, a "auto-ghettizzarsi"). .

Io penso, invece, che tutto il "cursur di titoli esclusivamente femminili" e il Campionato Mondiale "per sole donne" debba esser quanto prima (immediatamente sarebbe assai meglio) eliminato e che non ha alcun senso far distinzioni di ordine sessuale (o di qualunque altro ordine) in ambito scacchistico. Nel mnondo degli scacchi la sola cosa che conta è quella di cercar di giocare al proprio meglio (con cavalleresca lealtà) a scacchi. Rammento, al riguardo, un breve raccontino di Fritz Leiber che spiega il concetto meglio di tanti libri. I mantenere un "percorso separato" per le donne, finirà sempre per escluderle "de facto" dall'essere, in ambito scacchistico, vere protagoniste. Perché se si potranno confrontare direttamente coi maschi, può darsi che per il primo quinquennio (al massimo) soltanto un numero ristretto di donne riescano a giocarsela alla pari anche ai più alti livelli (a quelli meno alti, raggiungeranno fin da subito il loro 50%), ma dopo quel primo breve periodo, ci troveremo dinnanzi a agguerritissime campionesse che punteranno dritte alla più alta corona mondiale senza bisogno alcuno di "aiutini" (né d'esser spinte, come accade oggi nella FIDE, a "auto-ghettizzarsi"). .
Sono d'accordo con quanto espresso da Serpieri

Rimangono "in numero inferiore" proprio perché appare loro implicito che, in ambito scacchistico, le donne sono considerate "inferiori" (come scacchiste, non come donne), cosa che eviuncono dal fattoi putro e semplice che non accade che una "Regina degli Scacchi" (mi si perdoni il riferimento, che poi in realtà è al libro originale) in carne e ossa vada a sfidare il maschio "Re del Mondo" ad armi pari doipo aver percorso lo stesso identico iter di tormai e di matches che pure gli sfidanti maschi debbono affrontare. Sentirsi "tutelate" (vedi le "quote rosa") ha come conseguenza la generica convizione di abbisognare di una simile "tutela" e spengno ogni sincero entusiasmo, ogni potenziale velleità.

Attualmente la FIDE garantisce una duplice scelta per lo scacchista di sesso femminile; infatti, se lo desiderano possono partecipare a campionati assoluti ed ottenere titoli assoluti senza limitazione alcuna. Garantire questa opportunità non mi pare discriminatorio perché, come già affermato, ognuna su base individuale decide in quali sezioni partecipare. Al giorno d’oggi i tornei/campionati femminili raccolgono ancora il più alto numero di adesioni da parte loro; quindi, se esse in primis preferiscono in siffatta maniera ritengo insensate le accuse di esclusione o disparità.

Si tratta di un modo come un altro per spingerle a mantenersi "separate" rispetto al "cursus honorem" riservato ai campioni maschi. Di fatto, quelle che pure vorrebbero poter sfidar nell'agone anche i maschi, si trovano spinte a sceglier tale "via tutelata" perfino dalle loro stesse Federazioni! Finché sarà così, le donne, nel mondo degli Scacchi, saranno sempre "creature deboli sotto trutela" perfine nell'imaginario loro. È un vulnus che bisognerebbe immediatamente chiudere (e chiudere bisognerebbe anche tutte quelle cosiddette "quote rosa" che impediscono "de facto" alle donne di emergere davvero e poter dimostrare il loro autentico valore.

Attualmente la FIDE garantisce una duplice scelta per lo scacchista di sesso femminile; infatti, se lo desiderano possono partecipare a campionati assoluti ed ottenere titoli assoluti senza limitazione alcuna. Garantire questa opportunità non mi pare discriminatorio perché, come già affermato, ognuna su base individuale decide in quali sezioni partecipare. Al giorno d’oggi i tornei/campionati femminili raccolgono ancora il più alto numero di adesioni da parte loro; quindi, se esse in primis preferiscono in siffatta maniera ritengo insensate le accuse di esclusione o disparità.
Ma non ha senso! L’unica disparità tra uomo e donna può essere giustificata negli sport dove la forza muscolare è una discriminante! Gli scacchi è un gioco che si basa su capacità che non possono giustificare nessun tipo di discriminazione o distinzione sessuale !!!

Attualmente la FIDE garantisce una duplice scelta per lo scacchista di sesso femminile; infatti, se lo desiderano possono partecipare a campionati assoluti ed ottenere titoli assoluti senza limitazione alcuna. Garantire questa opportunità non mi pare discriminatorio perché, come già affermato, ognuna su base individuale decide in quali sezioni partecipare. Al giorno d’oggi i tornei/campionati femminili raccolgono ancora il più alto numero di adesioni da parte loro; quindi, se esse in primis preferiscono in siffatta maniera ritengo insensate le accuse di esclusione o disparità.
Ma non ha senso! L’unica disparità tra uomo e donna può essere giustificata negli sport dove la forza muscolare è una discriminante! Gli scacchi è un gioco che si basa su capacità che non possono giustificare nessun tipo di discriminazione o distinzione sessuale !!!
La disparità esiste, purtroppo tu ignori tutto ciò che non sia legato alla mera forza muscolare. Concedimi qualche minuto per tradurre e riassumere un articolo americano, che avevo letto tempo addietro, e che disquisisce proprio su tale argomento.

Chabris e Glickman, nella propria pubblicazione sulla rivista Psychological Science, hanno eseguito un gargantuesco studio retrospettivo utilizzando i dati dei 13 anni di partite dei giocatori di scacchi della Federazione degli Stati Uniti d’America.
La Federazione Scacchistica degli Stati Uniti possiede un sistema di catalogazione che prevede l’analisi dei soggetti dagli albori della loro carriera. Un tale approccio consente di osservare cosa compiono i ragazzi e le ragazze nei loro primi anni, quanti di loro rimangono coinvolti o abbandonano, e nel modo in cui molti di loro diventano grandi maestri. Degli 894 grandi maestri di scacchi nel 2004, solo 8 di loro sono donne.
Chabris e Glickman riepilogano le interpretazioni che potrebbero essere presentate per giustificare la disparità fattuale tra uomini e donne in termini di prestazioni degli scacchi:
l’ipotesi di distribuzione dell’abilità: potrebbe esistere qualche differenza innata di abilità tra uomini e donne rispetto alle abilità necessarie per giocare bene a scacchi. Questa differenza di media o della variabilità non ha bisogno di essere grande nel segmento superiore della distribuzione in cui i giocatori di scacchi operano per affermare la capacità spaziale, una piccola differenza si tradurrebbe in una grande differenza nella rappresentazione.
La discriminazione può comportare una differenza nella partecipazione attraverso diversi standard. Tuttavia, non ritengono che ciò sia un problema per questo studio particolare perché le classifiche degli scacchi sono misure oggettive. Non si può discriminare qualcuno quando il loro genere non può essere calcolato nelle loro performance.
L’ipotesi di abbandono differenziale: potrebbe esistere una differenza di percentuale di abbandono tra ragazzi e ragazze. Un numero uguale di ragazzi e ragazze con pari abilità potrebbe iniziare la formazione di scacchi, ma un minor numero di ragazze potevano affermarsi diventando grandi maestri di scacchi.
L’ipotesi del tasso di partecipazione: un minor numero di donne potrebbe auto-selezionarsi per partecipare agli scacchi. Se un minor numero di donne di talento sceglie di partecipare a scacchi, con un naturale calo ci saranno meno gruppi da cui può risultare un grande maestro.
Solo il 9,7% di tutti le partite ufficiali della USCF nel 2004 sono state giocate da donne. La mancanza di donne ai vertici può essere una conseguenza del loro inferiore tasso di partecipazione complessivo. Anche se gli uomini e le donne hanno la stessa distribuzione base di abilità, un maggior numero di migliori giocatori saranno uomini, se il numero complessivo degli uomini in competizione è maggiore (l’ipotesi del tasso di partecipazione). Cioè, se un minor numero di donne rispetto agli uomini iniziassero a partecipare ad una competizione organizzata, il tasso di abbandono e le capacità cognitive potrebbero essere uguali, anche se le donne sarebbero ancora relativamente minori ai vertici.
Il rating USCF di un giocatore è una stima della sua attuale forza di gioco su una scala che varia generalmente da 1000 a 3000; rating più elevati sono associati ad una migliore abilità di gioco. Il rating USCF è essenzialmente una stima dei parametri di merito calcolato utilizzando un algoritmo di filtraggio bayesiano di aggiornamento rating nel corso del tempo.
Dopo aver esaminato i dati i ricercatori hanno fatto quattro dichiarazioni riassunte di seguito:
Hanno scoperto che gli uomini e le donne differiscono nella capacità di scacchi in tutte le età, anche dopo le differenze come frequenza di gioco. Quindi la disparità tra uomini e donne nella capacità esiste all’inizio e persiste attraverso tutte le età. Almeno apparentemente questo darebbe credito all’ipotesi di distribuzione di abilità, nel senso che ciò suggerisce che la capacità media tra uomini e donne sono per natura differenti.
Essi non hanno trovato varianza maggiore negli uomini rispetto alle donne. È stato suggerito che poiché la scienza seleziona per le persone nel segmento superiore della distribuzione, una varianza maggiore negli uomini rispetto alle donne ciò potrebbe spiegare anche la loro maggiore rappresentanza. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che, per quanto riguarda gli scacchi, in gruppi di maggiore età nelle donne c’è maggiore varianza degli uomini. In effetti non si spiegano le differenze del numero di maestri.
Hanno riscontrato che le donne e gli uomini non abbandonano più o meno frequentemente quando la capacità e l’età sono un fattore vantaggioso. Ad esempio, se non sei molto bravo a scacchi hai maggiori probabilità di smettere di giocare tornei, ma ragazze e ragazzi che sono altrettanto bravi hanno la stessa probabilità di smettere di giocare. Questo da un grande colpo alla ipotesi di abbandono differenziale.
Se si guarda al tasso di partecipazione delle donne riguardo alle prestazioni, si scopre che nei casi in cui il tasso di partecipazione di donne e uomini è uguale la disparità nella capacità svanisce. Fondamentalmente, questo significa che in popolazioni dove ci sono un numero uguale di uomini e donne, tra i giocatori non c’è grande disparità tra capacità maschili e femminili, e non certo una disparità nelle capacità sufficiente a spiegare la differenza del numero di maestri.
Dopo aver esaminato i dati i ricercatori hanno fatto quattro dichiarazioni riassunte di seguito:
Hanno scoperto che gli uomini e le donne differiscono nella capacità di scacchi in tutte le età, anche dopo le differenze come frequenza di gioco. Quindi la disparità tra uomini e donne nella capacità esiste all’inizio e persiste attraverso tutte le età. Almeno apparentemente questo darebbe credito all’ipotesi di distribuzione di abilità, nel senso che ciò suggerisce che la capacità media tra uomini e donne sono per natura differenti.
Essi non hanno trovato varianza maggiore negli uomini rispetto alle donne. È stato suggerito che poiché la scienza seleziona per le persone nel segmento superiore della distribuzione, una varianza maggiore negli uomini rispetto alle donne ciò potrebbe spiegare anche la loro maggiore rappresentanza. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che, per quanto riguarda gli scacchi, in gruppi di maggiore età nelle donne c’è maggiore varianza degli uomini. In effetti non si spiegano le differenze del numero di maestri.
Hanno riscontrato che le donne e gli uomini non abbandonano più o meno frequentemente quando la capacità e l’età sono un fattore vantaggioso. Ad esempio, se non sei molto bravo a scacchi hai maggiori probabilità di smettere di giocare tornei, ma ragazze e ragazzi che sono altrettanto bravi hanno la stessa probabilità di smettere di giocare. Questo da un grande colpo alla ipotesi di abbandono differenziale.
Se si guarda al tasso di partecipazione delle donne riguardo alle prestazioni, si scopre che nei casi in cui il tasso di partecipazione di donne e uomini è uguale la disparità nella capacità svanisce. Fondamentalmente, questo significa che in popolazioni dove ci sono un numero uguale di uomini e donne, tra i giocatori non c’è grande disparità tra capacità maschili e femminili, e non certo una disparità nelle capacità sufficiente a spiegare la differenza del numero di maestri.
Se nella popolazione generale il numero di ragazzi che giocano a scacchi è sostanzialmente maggiore del numero di ragazze, i migliori diventano membri USCF e giocano competitivamente, ne consegue che statisticamente la media rating dei ragazzi sarà più alto rispetto alla media delle ragazze (tra i giocatori competitivi), anche se la distribuzione delle competenze nella popolazione generale è la stessa. Infatti, le ragazze sono molto meno propense rispetto ai ragazzi ad entrare negli scacchi competitivi, il che suggerisce che la popolazione generale delle ragazze che giocano a scacchi è molto più piccolo di quello dei maschi. Fattori esterni come la relativa mancanza di modelli femminili fra i migliori giocatori del mondo e la prospettiva di giocare una competizione dominata dai ragazzi possono essere scoraggianti per le ragazze (o i loro genitori), sia direttamente, riducendo la loro probabilità di imparare a giocare, in primo luogo o indirettamente, riducendo la loro prestazione iniziale nel gioco competitivo tramite l’ansia di prestazione o stereotipo di minaccia. Così, è possibile che, in media, le ragazze hanno negli scacchi rilevanti capacità cognitive, ma il maggior numero di ragazzi che giocano a scacchi porta a un significativo più alto rating nella popolazione USCF.
I ragazzi avevano generalmente rating più elevati rispetto alle ragazze, in particolare nelle località a maggioranza maschile. Tuttavia, nei quattro campioni di provenienza con almeno il 50% delle ragazze (aree di Oakland, Bakersfield, California, Lexington, e Pierre), i ragazzi non hanno rating più elevati. A Oakland, con la massima percentuale (68%) delle ragazze del campione, il rating medio delle ragazze è superiore a quello dei ragazzi, anche se non in modo significativo. La combinazione di tutti i luoghi di provenienza in cui la percentuale di ragazze era almeno il 50%, la differenza sessuale è stata solo di 35,2 punti a favore dei maschi, che non era significativa.
L’abbastanza costante vantaggio significativo dei maschi fino a quando il tasso di partecipazione femminile del 50% sia stato raggiunto suggerisce un effetto soglia: i fattori che limitano i livelli di prestazione delle ragazze possono dipendere dal loro essere in minoranza, ma non sulla dimensione relativa della maggioranza di sesso maschile (in altre parole, 50% di ragazze può costituire una “massa critica”).
Sto per fare un’analogia per dare a questi dati ancora più senso. Perché, come sembra, gli Stati Uniti ha sostanzialmente meno giocatori buoni di calcio rispetto al resto del mondo? È evidente che ha buoni atleti. Noi giochiamo bene negli altri sport. Formiamo gli atleti altrettanto bene. Perché gli altri paesi fanno molto meglio?
La risposta è che quando si è un buon atleta negli Stati Uniti, non si sceglie di giocare a calcio. Si finisce per giocare a qualcosa d’altro come il football o il basket. La differenza di prestazioni è legata ad una differenza nella partecipazione.
Questi dati sostengono con forza che la differenza di prestazioni delle donne negli scacchi è anche un problema di partecipazione. Il problema non è che le donne non possono giocare bene a scacchi. Il problema è che le donne che giocano abbastanza bene a scacchi non scelgono di giocare a scacchi. Ci possono essere diverse ragioni sociali perché non scelgono di farlo o sono scoraggiate dal farlo. Tuttavia, questi dati sostengono con forza l’ipotesi del tasso di partecipazione.

Un tempo, quand'era giovane, Kasparov supponeva che la mente femminile non fosse gran che portata per gli scacchi, ma lo ritenne per poco. Oggi, ormai da vari anni, Kasparov s'è convinto che le pure le donne possan diventare delle fantastiche scacchiste.
Ma che cavolo, io mi son letto tutta sta roba pensando di rimorchiare. Il titolo è un clickbait, doveva chiamarsi scacchi e genere!
Uno viene qui e pensa che ne so, almeno di capire come scambiare le donne.... invece niente! Al massimo se ne deduce che essendoci un sacco di uomini più delle donne giocare a scacchi non è un buon metodo per rimorchiare.
Cmq il fatto che non si possa scambiare gli uomini rende gli scacchi un gioco sessista.
E poi... questo è in inglese:
https://en.chessbase.com/post/what-gender-gap-in-chess

Chabris e Glickman, nella propria pubblicazione sulla rivista Psychological Science, hanno eseguito un gargantuesco studio retrospettivo utilizzando i dati dei 13 anni di partite dei giocatori di scacchi della Federazione degli Stati Uniti d’America.
La Federazione Scacchistica degli Stati Uniti possiede un sistema di catalogazione che prevede l’analisi dei soggetti dagli albori della loro carriera. Un tale approccio consente di osservare cosa compiono i ragazzi e le ragazze nei loro primi anni, quanti di loro rimangono coinvolti o abbandonano, e nel modo in cui molti di loro diventano grandi maestri. Degli 894 grandi maestri di scacchi nel 2004, solo 8 di loro sono donne.
Chabris e Glickman riepilogano le interpretazioni che potrebbero essere presentate per giustificare la disparità fattuale tra uomini e donne in termini di prestazioni degli scacchi:
l’ipotesi di distribuzione dell’abilità: potrebbe esistere qualche differenza innata di abilità tra uomini e donne rispetto alle abilità necessarie per giocare bene a scacchi. Questa differenza di media o della variabilità non ha bisogno di essere grande nel segmento superiore della distribuzione in cui i giocatori di scacchi operano per affermare la capacità spaziale, una piccola differenza si tradurrebbe in una grande differenza nella rappresentazione.
La discriminazione può comportare una differenza nella partecipazione attraverso diversi standard. Tuttavia, non ritengono che ciò sia un problema per questo studio particolare perché le classifiche degli scacchi sono misure oggettive. Non si può discriminare qualcuno quando il loro genere non può essere calcolato nelle loro performance.
L’ipotesi di abbandono differenziale: potrebbe esistere una differenza di percentuale di abbandono tra ragazzi e ragazze. Un numero uguale di ragazzi e ragazze con pari abilità potrebbe iniziare la formazione di scacchi, ma un minor numero di ragazze potevano affermarsi diventando grandi maestri di scacchi.
L’ipotesi del tasso di partecipazione: un minor numero di donne potrebbe auto-selezionarsi per partecipare agli scacchi. Se un minor numero di donne di talento sceglie di partecipare a scacchi, con un naturale calo ci saranno meno gruppi da cui può risultare un grande maestro.
Solo il 9,7% di tutti le partite ufficiali della USCF nel 2004 sono state giocate da donne. La mancanza di donne ai vertici può essere una conseguenza del loro inferiore tasso di partecipazione complessivo. Anche se gli uomini e le donne hanno la stessa distribuzione base di abilità, un maggior numero di migliori giocatori saranno uomini, se il numero complessivo degli uomini in competizione è maggiore (l’ipotesi del tasso di partecipazione). Cioè, se un minor numero di donne rispetto agli uomini iniziassero a partecipare ad una competizione organizzata, il tasso di abbandono e le capacità cognitive potrebbero essere uguali, anche se le donne sarebbero ancora relativamente minori ai vertici.
Il rating USCF di un giocatore è una stima della sua attuale forza di gioco su una scala che varia generalmente da 1000 a 3000; rating più elevati sono associati ad una migliore abilità di gioco. Il rating USCF è essenzialmente una stima dei parametri di merito calcolato utilizzando un algoritmo di filtraggio bayesiano di aggiornamento rating nel corso del tempo.
Dopo aver esaminato i dati i ricercatori hanno fatto quattro dichiarazioni riassunte di seguito:
Hanno scoperto che gli uomini e le donne differiscono nella capacità di scacchi in tutte le età, anche dopo le differenze come frequenza di gioco. Quindi la disparità tra uomini e donne nella capacità esiste all’inizio e persiste attraverso tutte le età. Almeno apparentemente questo darebbe credito all’ipotesi di distribuzione di abilità, nel senso che ciò suggerisce che la capacità media tra uomini e donne sono per natura differenti.
Essi non hanno trovato varianza maggiore negli uomini rispetto alle donne. È stato suggerito che poiché la scienza seleziona per le persone nel segmento superiore della distribuzione, una varianza maggiore negli uomini rispetto alle donne ciò potrebbe spiegare anche la loro maggiore rappresentanza. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che, per quanto riguarda gli scacchi, in gruppi di maggiore età nelle donne c’è maggiore varianza degli uomini. In effetti non si spiegano le differenze del numero di maestri.
Hanno riscontrato che le donne e gli uomini non abbandonano più o meno frequentemente quando la capacità e l’età sono un fattore vantaggioso. Ad esempio, se non sei molto bravo a scacchi hai maggiori probabilità di smettere di giocare tornei, ma ragazze e ragazzi che sono altrettanto bravi hanno la stessa probabilità di smettere di giocare. Questo da un grande colpo alla ipotesi di abbandono differenziale.
Se si guarda al tasso di partecipazione delle donne riguardo alle prestazioni, si scopre che nei casi in cui il tasso di partecipazione di donne e uomini è uguale la disparità nella capacità svanisce. Fondamentalmente, questo significa che in popolazioni dove ci sono un numero uguale di uomini e donne, tra i giocatori non c’è grande disparità tra capacità maschili e femminili, e non certo una disparità nelle capacità sufficiente a spiegare la differenza del numero di maestri.
Dopo aver esaminato i dati i ricercatori hanno fatto quattro dichiarazioni riassunte di seguito:
Hanno scoperto che gli uomini e le donne differiscono nella capacità di scacchi in tutte le età, anche dopo le differenze come frequenza di gioco. Quindi la disparità tra uomini e donne nella capacità esiste all’inizio e persiste attraverso tutte le età. Almeno apparentemente questo darebbe credito all’ipotesi di distribuzione di abilità, nel senso che ciò suggerisce che la capacità media tra uomini e donne sono per natura differenti.
Essi non hanno trovato varianza maggiore negli uomini rispetto alle donne. È stato suggerito che poiché la scienza seleziona per le persone nel segmento superiore della distribuzione, una varianza maggiore negli uomini rispetto alle donne ciò potrebbe spiegare anche la loro maggiore rappresentanza. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che, per quanto riguarda gli scacchi, in gruppi di maggiore età nelle donne c’è maggiore varianza degli uomini. In effetti non si spiegano le differenze del numero di maestri.
Hanno riscontrato che le donne e gli uomini non abbandonano più o meno frequentemente quando la capacità e l’età sono un fattore vantaggioso. Ad esempio, se non sei molto bravo a scacchi hai maggiori probabilità di smettere di giocare tornei, ma ragazze e ragazzi che sono altrettanto bravi hanno la stessa probabilità di smettere di giocare. Questo da un grande colpo alla ipotesi di abbandono differenziale.
Se si guarda al tasso di partecipazione delle donne riguardo alle prestazioni, si scopre che nei casi in cui il tasso di partecipazione di donne e uomini è uguale la disparità nella capacità svanisce. Fondamentalmente, questo significa che in popolazioni dove ci sono un numero uguale di uomini e donne, tra i giocatori non c’è grande disparità tra capacità maschili e femminili, e non certo una disparità nelle capacità sufficiente a spiegare la differenza del numero di maestri.
Se nella popolazione generale il numero di ragazzi che giocano a scacchi è sostanzialmente maggiore del numero di ragazze, i migliori diventano membri USCF e giocano competitivamente, ne consegue che statisticamente la media rating dei ragazzi sarà più alto rispetto alla media delle ragazze (tra i giocatori competitivi), anche se la distribuzione delle competenze nella popolazione generale è la stessa. Infatti, le ragazze sono molto meno propense rispetto ai ragazzi ad entrare negli scacchi competitivi, il che suggerisce che la popolazione generale delle ragazze che giocano a scacchi è molto più piccolo di quello dei maschi. Fattori esterni come la relativa mancanza di modelli femminili fra i migliori giocatori del mondo e la prospettiva di giocare una competizione dominata dai ragazzi possono essere scoraggianti per le ragazze (o i loro genitori), sia direttamente, riducendo la loro probabilità di imparare a giocare, in primo luogo o indirettamente, riducendo la loro prestazione iniziale nel gioco competitivo tramite l’ansia di prestazione o stereotipo di minaccia. Così, è possibile che, in media, le ragazze hanno negli scacchi rilevanti capacità cognitive, ma il maggior numero di ragazzi che giocano a scacchi porta a un significativo più alto rating nella popolazione USCF.
I ragazzi avevano generalmente rating più elevati rispetto alle ragazze, in particolare nelle località a maggioranza maschile. Tuttavia, nei quattro campioni di provenienza con almeno il 50% delle ragazze (aree di Oakland, Bakersfield, California, Lexington, e Pierre), i ragazzi non hanno rating più elevati. A Oakland, con la massima percentuale (68%) delle ragazze del campione, il rating medio delle ragazze è superiore a quello dei ragazzi, anche se non in modo significativo. La combinazione di tutti i luoghi di provenienza in cui la percentuale di ragazze era almeno il 50%, la differenza sessuale è stata solo di 35,2 punti a favore dei maschi, che non era significativa.
L’abbastanza costante vantaggio significativo dei maschi fino a quando il tasso di partecipazione femminile del 50% sia stato raggiunto suggerisce un effetto soglia: i fattori che limitano i livelli di prestazione delle ragazze possono dipendere dal loro essere in minoranza, ma non sulla dimensione relativa della maggioranza di sesso maschile (in altre parole, 50% di ragazze può costituire una “massa critica”).
Sto per fare un’analogia per dare a questi dati ancora più senso. Perché, come sembra, gli Stati Uniti ha sostanzialmente meno giocatori buoni di calcio rispetto al resto del mondo? È evidente che ha buoni atleti. Noi giochiamo bene negli altri sport. Formiamo gli atleti altrettanto bene. Perché gli altri paesi fanno molto meglio?
La risposta è che quando si è un buon atleta negli Stati Uniti, non si sceglie di giocare a calcio. Si finisce per giocare a qualcosa d’altro come il football o il basket. La differenza di prestazioni è legata ad una differenza nella partecipazione.
Questi dati sostengono con forza che la differenza di prestazioni delle donne negli scacchi è anche un problema di partecipazione. Il problema non è che le donne non possono giocare bene a scacchi. Il problema è che le donne che giocano abbastanza bene a scacchi non scelgono di giocare a scacchi. Ci possono essere diverse ragioni sociali perché non scelgono di farlo o sono scoraggiate dal farlo. Tuttavia, questi dati sostengono con forza l’ipotesi del tasso di partecipazione.
Scusami ma alla fine di questo panegirico le conclusioni non mi sembrano essere che il cervello femminile non è in grado di competere con quello maschile in quanto a rapidità di processi mentali o di analisi o capacità mnemonica, etc… ma semplicemente che, come nel calcio, negli USA non ci sono tanti campioni come in Europa perchè poche ragazze giocano a scacchi.

io sta cosa dei titoli esclusivi per le donne non l'ho mai capita. Un conto è cercare l'inclusività, che si raggiunge in ben altri modi, un conto è creare titoli a parte senza nessuna ragione. Allora creiamo titoli anche per gli over 70, visto che con l'età si gioca sempre meno frequentemente classical e si peggiora. facciamo gli SGM (Senior grandmaster), requisito 2100 fide.

Personalmente sono contrario ai titoli esclusivi ma ritengo che i campionati separati possano avere una loro utilità. Per quanto rigurda invece il punteggio degli scacchisti anziani, che una persona citava come esempio, penso che, col passare del tempo, debba essere soggetto ad una riduzione automatica se non si fanno più partite. Ricordo a tutti il caso di Kasparov che presentatosi per il suo ritorno con un punteggio elo Blitz impressionante fece una magra figura.

io sta cosa dei titoli esclusivi per le donne non l'ho mai capita. Un conto è cercare l'inclusività, che si raggiunge in ben altri modi, un conto è creare titoli a parte senza nessuna ragione. Allora creiamo titoli anche per gli over 70, visto che con l'età si gioca sempre meno frequentemente classical e si peggiora. facciamo gli SGM (Senior grandmaster), requisito 2100 fide.
D’accordissimo col tuo pensiero.

io sta cosa dei titoli esclusivi per le donne non l'ho mai capita. Un conto è cercare l'inclusività, che si raggiunge in ben altri modi, un conto è creare titoli a parte senza nessuna ragione. Allora creiamo titoli anche per gli over 70, visto che con l'età si gioca sempre meno frequentemente classical e si peggiora. facciamo gli SGM (Senior grandmaster), requisito 2100 fide.
In effetti hai centrato il punto.
Anche in un post precedente ho definito che, ai fini del gioco, questa distinzione di genere non ha senso. Ma il gioco non è avulso da una dimensione sociale in cui, per incentivare le ragazze (e anche donne) a giocare è ragionevole inserire la categoria femminile. Il paragone con gli over70 è abbastanza calzante; perchè non lo fanno? Credo di poterti rispondere che questi potenziali over70 già giocano (o hanno giocato) per cui sono una risorsa meno appetibile del 50% dell'umanità che approccia al gioco.
Ma che senso ha! Fammi capire: siccome ci sono poche donne che giocano bisogna creare dei tornei solo femminili? Cioè vuoi dire che nel 2022 le ragazze non giocherebbero a scacchi perché si vergognano di gareggiare con i pari categoria maschietti ? Ma stiamo scherzando? Mi riesce più facile pensare che non giocano a scacchi per lo stesso motivo per cui una volta da piccine non giocavano ai soldatini o adesso con la playstation non giocano ai wargames o agli sparatutto. In sintesi mi rIesce più logico credere che poche donne giocano a scacchi semplicemente perché alla maggior parte di loro non piace come gioco.

Ecco la sola giusta risposta, il tipo di evento (e di persona) che può risolvere efficacemente questa -a mio parere, dissennata- situazione (prova lampante del ragguardevole valore femminile anche nel campo degli scacch,specie se si tiene conto che l'adolescente in questione non era nemmeno "classificata", ossia non aveva punteggio Elo di sorta): https://www.chess.com/news/view/eline-roebers-wins-untergrombach-open-chess-tournament

Attualmente la FIDE garantisce una duplice scelta per lo scacchista di sesso femminile; infatti, se lo desiderano possono partecipare a campionati assoluti ed ottenere titoli assoluti senza limitazione alcuna. Garantire questa opportunità non mi pare discriminatorio perché, come già affermato, ognuna su base individuale decide in quali sezioni partecipare. Al giorno d’oggi i tornei/campionati femminili raccolgono ancora il più alto numero di adesioni da parte loro; quindi, se esse in primis preferiscono in siffatta maniera ritengo insensate le accuse di esclusione o disparità.
Ma non ha senso! L’unica disparità tra uomo e donna può essere giustificata negli sport dove la forza muscolare è una discriminante! Gli scacchi è un gioco che si basa su capacità che non possono giustificare nessun tipo di discriminazione o distinzione sessuale !!!
La disparità esiste, purtroppo tu ignori tutto ciò che non sia legato alla mera forza muscolare. Concedimi qualche minuto per tradurre e riassumere un articolo americano, che avevo letto tempo addietro, e che disquisisce proprio su tale argomento.
L'articolo però conclude che le differenze siano dovute alla differenza di partecipazione, quindi e in linea con quello che diceva il commento prima
Scusate, mi spiegate in base a quale principio si differenzia tra donne e uomini negli scacchi? Non dovrebbe esserci una classifica unica e tornei unificati? Oppure mi sono perso qualcosa negli studi sulle differenze cerebrali tra uomo e donna?